Andiamo a Gerusalemme

“Cristo patì per voi lasciandovi un esempio perché ne seguiate le orme. (1Pt 2)
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza.” (Sal 84)

L’arazzo mostra la strada che si presenta davanti a Gesù nell’ultimo tratto del suo cammino con i discepoli; percorso in salita, in un ambiente piuttosto brullo, desertico, solitario. Percorso che lascia alle spalle la gioia serena della semplice vita quotidiana, scaldata dalla serenità del vivere al sicuro fra persone cui  è legato da affetto e consonanza di cuore. Percorso di cui conosce bene l’esito, suggerito dalla nuvola bianca che  nel cielo abbozza una croce. Percorso di progressione nel dono di sé fino alla massima apertura del cuore, fino al dono della Vita.

Sono sostata a lungo fra quelle colline, condividendo speranze e paure, decisione e dubbio, sperando di poter un giorno arrivare a comprendere l’ampiezza dell’amore che ha condotto Gesù in quel cammino. Cammino che come suoi discepoli tutti siamo chiamati a percorrere. Ma come potremo?

Anche a noi Egli ha mostrato il Suo volto di luce per qualche istante, scaldando il nostro cuore e attirandolo dolcemente ma fortemente a sé. Si può vederne traccia nella lunga scia bianca che è presente nel monte sulla destra, che per me rappresenta il Monte Tabor. Questa scia di luce ci aiuta ad affrontare il cammino, pur aspro e spinoso, come ci ricorda il cactus in primo piano.

Un altro segno di speranza ho voluto inserire: quella piccola sorgente d’acqua che mi ricorda il monte su cui Mosè batté con il suo bastone spinto dalla sete disperata del popolo che attraversava il deserto. A questa sete il Signore rispose con il dono di acqua fresca; questo episodio ci può rinfrancare nei momenti più duri e bui del nostro percorso.

In primo piano ci sono anche i sassi che Gesù non ha voluto cambiare in pane per sfamarsi: un’altra forte e profonda sete lo abita, che non può essere estinta dal pane: Egli ha sete di noi, delle nostre povertà, del nostro dolore, dei nostri fallimenti, del nostro peccato, del nostro amore e delle piccole cose belle e buone che riusciamo a fare, delle relazioni che viviamo nelle quali Lui vuole essere presente.

Se tutto questo noi riusciamo a porlo nelle sue mani allargate sulla Croce, ecco che Lui ci renderà capaci di percorrere quella strada in salita, dandoci piedi di gazzella al posto dei nostri piedi storpiati; così potremo scorgere e seguire le piccole tracce luminose lasciate dai suoi passi su quel percorso polveroso e compiere fino in fondo il progetto di Bene che Lui ha pensato per noi , per giungere nel suo caldo abbraccio là dove finalmente sapremo vivere ogni nostro rapporto nella Comunione.